L’ “ISOLA DI SUONI”

INTERVISTA IMMAGINARIA DI ENRICO PIERANUNZI A DOMENICO SCARLATTI

N.B. L’INTERVISTA HA LUOGO AD ARANJUEZ, NEL 1750

E.P. Buenos dias, Maestro Scarlatti...

D.S. Escarlati, Senor, si no le importa.

E.P. Escarlati?...

D.S. Voy a tratar de decirle Italiano ya que este parece ser su idioma... Dunque gentile signore il mio cognome e nome di battesimo furono di recente ufficialmente mutati per dare ad essi maggior consonanza con il Paese che da più di vent’anni ormai mi ospita, e che io considero a pieno titolo la mia terra di appartenenza, la mia nuova patria. Domenico Scarlatti, musico napoletano, non c’è più da molto tempo, Senor.… c’è ora “el musico espanol Domingo Escarlati”...o, se preferite, “Domingo Escarlati, Caballero del Orden de Santiago”. La di lui famiglia, i figli e soprattutto la sua musica appartengono ormai alla terra di Spagna.

E.P. Il Vostro dire è per me di estremo interesse Maestro e mi conferma cose che avevo già da un po’ udito dirsi...…orbene, Maestro, anzi, Cavalier Escarlati, potete concedermi un po’ del Vostro prezioso tempo?

D.S. In cosa posso servirvi? ....

E.P. Avrete forse sentito parlare del diffondersi di gazzette che ospitano scritti di vario argomento. Alcune tra queste - come quella per cui mi pregio di scrivere - amano occuparsi delle cose dell’arte. La Vostra musica, Maestro Escarlati, è un argomento di grande interesse per i lettori…

D.S. Pensate davvero che qualcuno la conosca e che ad altri importi della mia musica Senor?…Essa non esce mai dalle mura di questi reali edifici. Solo alcuni allievi cui impartisco lezioni ne sanno qualcosa, ma per il resto…E poi, sapete, il tempo passa lentamente in questi pur augusti luoghi e il desiderio di comporre si affievolisce. Amo suonare, sì, ma non scrivo molto di quello che suono. E infine, Senor, non credo si possa dire della musica molto a parole… essa, se parla, parla di sé stessa...da sé stessa.

E.P. Eppure, vogliate perdonare l’insistenza, i pochi che hanno potuto ascoltare la Vostra musica o leggerla nelle poche edizioni scritte che ne esistono - è accaduto non molto tempo fa in Inghilterra - ne parlano come di una sorta di miracolo, qualcosa di veramente speciale. Alcuni, entusiasti, vollero paragonarla ad un’isola dalla vegetazione lussureggiante, ricca di fiori e colori i più diversi, un’isola di suoni attraversata da languori e dolori e furori, ove tutto raggiunge una particolare, straordinaria intensità…

D.S. Voi siete gentile e generoso Senor e le metafore con cui descrivete la mia musica sono davvero fantasiose e piene di immaginazione. Deduco poi dal vostro dire che vi sono noti gli Essercizi per gravicembalo da me fatti pubblicare a Londra alcuni anni fa. Ne sono sorpreso e onorato...muchas gracias…ma io sono un musico ormai vecchio, stanco e pieno di acciacchi, anche se in verità non posso negare che la mia passione per il cembalo sia ancora viva. A ciò molto contribuisce la mia amata regina, Sua Altezza Maria Barbara, di cui sono indegno insegnante e che di continuo mi chiede nuove composizioni da cui poter trarre diletto. Ella stessa, infatti, è esecutrice di straordinaria virtuosità e compositrice di musiche in cui l’immaginazione gareggia con la sapienza. Ma piuttosto, ditemi voi, ora: da quale terra venite?...

E. P. Vengo dall’Italia Maestro Escarlati, più esattamente da Roma …

D.S. Ah l’Italia, Roma...avete dunque fatto sì tanta strada per incontrarmi...Fui a Roma tanto tempo fa, dopo aver lasciato la mia amata Napoli…a Roma trascorsi anni felici. Fu là, in quella città piena di sapienza e di storia e, insieme, di una languida, contagiosa decadenza, che potei conoscere i segreti dell’antica polifonia. Fui Maestro di Cappella prima in S.Maria Maggiore, poi, anni dopo, nella Cappella Giulia. Vi scrissi molta musica, sacra e profana, vi conobbi la mia prima consorte, vi nacquero i miei primi figli…Fui anche in altre amene città italiane, a Firenze, a Venezia …luoghi lontani, nello spazio e nel tempo. Il mio cuore se ne è separato ormai, ma in qualche remoto suo angolo un po’ di quei cieli, dei suoni di quelle genti, è rimasto. E non vi nascondo che quando tocco il mio cembalo, ritmi di danza e canti di quelle terre affiorano qua e là tra le mie dita, come dolci carezze che scaldano l’animo...

E.P. E’ forse da queste evocazioni che nasce l’originalità della Vostra musica, Maestro Escarlati?... Si dice infatti, e si scrive, che la Vostra musica sia unica e dotata di grande originalità tra le musiche di questo secolo. E che risulta pressoché impossibile trovare scuole da cui discenda o generi cui assomigliarla. I Vostri pezzi di musica, Maestro Escarlati, sembrano insomma recare un’impronta che è unicamente vostra, e si dice vivano di una misteriosa vita propria. 

D.S. Il vostro dire mi lusinga, Senor...solo puedo dar gracias de nuevo... ma alla vostra domanda non so rispondere. Non mi curo di essere originale e non so dell’origine o dell’originalità della mia musica, amigo. E per essere sincero di cuore e di mente aggiungo che suono e scrivo quello che da me stesso sento venire. La mia musica sembra arrivare quando essa stessa vuole ed è solo allora, quando essa me lo chiede, che poggio le mie mani sul cembalo e le lascio andare dove vogliono. Poi, quando sento che esse combinano i tasti in una guisa che ha per me significato, decido di prendere penna d’oca e inchiostro e mi ingegno di vergare su carta quello che da me è stato inventato o si sta inventando. E ogni volta è un nuovo stupirmi... Ma di questo significato, Senor, non so nulla, non saprei trovar parole per descriverlo, so solo, per certo, che esso è là, quando c’è o mi pare che ci sia.

E.P. Alcuni chiamano la Vostra musica “Barocca”, aggettivo usato di frequente anche per denotare il secolo in cui per sorte Vi è toccato di vivere…

D.S. “Barocco”?...che strana, inconsueta parola…devo averla sentita pronunciare al tempo del mio soggiorno in Portogallo. In quel lontano Paese questa parola vuol dire infatti originariamente - pensate - “perla irregolare”. Si vuole dunque affermare, Senor, che la mia musica è una “perla irregolare”? Prendo questo come una lode...epperò chi può dire che la mia musica sia irregolare?…ci si vuol forse riferire con questo bizzarro attributo all’ armonia, ai ritmi o alla forma delle mie composizioni? La mia musica prende la forma che io le do, o forse quella che essa stessa vuol prendere, ed essa non è né regolare né irregolare, è quella che ha da essere, e non può essere altrimenti, Senor.

E.P. Il Vostro far musica sembra, da come ne date contezza, un continuo, incessante e imprevedibile movimento... una potente trascolorazione in suoni di affetti, di stati d’animo... può forse essere questo il senso della cosiddetta Vostra musicale irregolarità?...

D.S. Di nuovo, Senor, mi mettete in imbarazzo … è la prima volta, nella mia vita, che mi trovo a parlare della mia musica e la cosa, ad esser franco, non mi riesce affatto agevole. Voi dite di affetti, stati d’animo…la verità è che la musica mi abita, Senor, e che quando essa vuole parlare io la lascio parlare e mi dimentico di ogni altra cosa al mondo e tutto il mio me è dentro essa. E’ stata ed è il mio gioco, la mia visione, il mio sogno, la mia catarsi forse...altro non so dirvi.

E.P. Voi, Maestro Escarlati, amate improvvisare?...

D.S. Ciertamente, Senor, me gusta mucho,.. improvvisare è nel campo della musica l’attività più dilettevole ed è la più prossima al comporre…senza l’improvvisare il comporre non potrebbe essere …

E.P. Si dice che nel suonare all’improvviso Voi abbiate raggiunto un’abilità straordinaria…

D.S. Anche di questo vostro dire vi rendo grazie. Ma è bene sappiate che tutti i colleghi musici del mio tempo, avvezzi a suonare il clavicembalo o l’organo, sono abili nel suonare all’improvviso…

E.P. Si racconta anche, Maestro, che quando eravate a Roma, foste coinvolto in una sorta di musicale tenzone che ebbe a protagonista, insieme a Voi, il musico germanico Giorgio Federico Handel, grande rappresentante della tradizione organistica di quella terra…

D.S. Voi mi costringete ancora a ricordare, Senor…Dunque...conobbi il Signor Haendel a Venezia molto tempo fa. Era l’inizio di questo secolo ed eravamo entrambi molto giovani....Lui era già musico di grande fama e si diceva fosse uno straordinario improvvisatore. Ne ebbi in effetti conferma una sera in occasione di un carnevale in quella città. Lo sentii suonare il cembalo e ne rimasi molto impressionato: quello che riusciva a fare sulla tastiera era, Senor, realmente diabòlico...Qualche anno dopo, trasferitomi a Roma, venni a sapere che anche lui risiedeva ed operava lì. In verità non avevo in grande simpatia quel gigantesco musico, molto arrogante e pieno di sé e se fosse stato per me non avrei di certo mai neanche pensato ad una tenzone musicale con lui. Quel genere di competizioni sono del tutto estranee al mio temperamento, Senor... Non si improvvisa contro qualcuno, si improvvisa per sé, per cercare in solitudine qualcosa che a volte neanche si sa se c’è. Insomma, a parte qualche occasionale incontro, ognuno si dedicava alle proprie attività. In città si sapeva della nostra cordiale...non-simpatia, e molto si sussurrava della nostra differenza di carattere. In breve, fu Sua Eminenza il Cardinale Ottoboni, grande appassionato dell’arte dei suoni, ad avere l’idea di una tenzone musicale. Non potei rifiutare il suo invito e seppur a malincuore mi lasciai convincere ad accettare la sfida...

E.P. Come andò?...

D.S. Il mio amico sassone fu straordinario all’organo, ma io credo di aver dato prova superiore alla sua sul clavicembalo…mi giovarono molto in quell’occasione gli insegnamenti preziosi dei miei grandi maestri italiani, Francesco Gasparini, Bernardo Pasquini e, naturalmente, quelli di mio padre Alessandro. E ancor più mi giovò forse - perdonate il parlare un po’ arrogante - il desiderio imperioso di mostrare quello che io stesso non sapevo essere in grado di inventare…mani cuore e mente si fecero una sola cosa quella sera e dal mio cembalo uscirono musiche fuori dell’ordinario...così si dice mi accadde. 

E.P. Già, Vostro padre Alessandro, Maestro Escarlati…come erano i Vostri rapporti con un padre anch’egli musico e certamente musico di non poca importanza?

D.S. La nostra numerosa famiglia, i miei fratelli e sorelle, tutti ci dedicammo alla musica sotto la guida esperta e appassionata del nostro caro genitore. Attraverso lui la musica mi scelse, Senor....poi, subito dopo, fui io a sceglier lei...ed essa mi fu sempre amica e compagna fedele.

E.P. Ancora qualche domanda, Maestro: avete mai sentito parlare di una musica improvvisata chiamata “jazz”?....

D.S. Che oscura parola…quale il suo significato?

E.P. Oscuro anch’esso in verità…denota comunque una musica improvvisata di grande ritmo, piena di vita e spirito di danza, ricca di umori i più differenti e cangianti

D.S. Dalla vostra descrizione mi sembra di poter immaginare suoni non dissimili da quelli che io medesimo improvviso e compongo…

E.P. E’ una musica nata nella parte settentrionale delle Americhe…

D.S. Non ne ho notizia ma non mi stupisce…l’improvvisazione è universale, Senor, può essere praticata da uomini di ogni nazione, senza distinzione di razza… sempre essa è il primo passo verso l’invenzione di ogni musica., ed è, credetemi, un’arte nobilissima.

E.P. Che cosa direste se un giorno un musico improvvisatore utilizzasse i Vostri temi o i ritmi delle Vostre composizioni per improvvisare a sua volta?

D.S. Gliene sarei molto grato Senor...Vorrebbe dire che questo improvvisatore ha ritrovato in quei temi e ritmi le luci e le ombre, il sole e la vita e la danza che io stesso ho improvvisato al cembalo e poi rappresentato sulla carta da musica...e vorrebbe dire che tutto questo può generare, attraverso lui, altra vita e sole e danza.

E.P. Vi rendo le mille grazie, Cavalier Escarlati. I nostri lettori saranno felici di leggere queste Vostre parole sulla nostra gazzetta...

D.S. Fué un placer, Senor.

Enrico Pieranunzi