L'attesa pubblicazione in CD dello storico From always to now registrato nel 1978!
The story behind this recording began in the summer of 2018 when Enrico Pieranunzi played with Ulysses Owens Jr., for the first time: two awesome concerts during the Copenhagen Jazz Festival that cast a breathtaking spell over the audience and an exciting new musical collaboration was born.
Enrico has been a popular guest in Copenhagen for over 30 years, where he has played with elite Danish musicians like Mads Vinding, Alex Riel and Jesper Lundgaard. In recent years he has collaborated closely in a duo context with the phenomenal bassist Thomas Fonnesbæk and the two, together, were soon able to achieve new heights of creativity.
Recorded March 10, 2019 at The Village Recording, Copenhagen
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ALL ABOUT JAZZ
NEW SPRING. LIVE AT THE VILLAGE VANGUARD
Il fascino, discreto o no che sia, rappresenta una qualità che si svela non appena ci si accosta ad una persona o un progetto artistico che -per eleganza, portamento, affabilità, gentilezza, intensità, bellezza, stile, amabilità e altri nobili appellativi -, cattura la nostra completa attenzione. Questo magnetismo può essere così forte che, anche se a volte si manifesta attraverso un sistema caratterizzato da regole ben codificate, si ha la netta sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di unico, inimitabile ed inequivocabilmente "naturale."
New Spring. Live at the Village Vanguard ha tutti i caratteri di un'opera musicale dotata di grande fascino. Registrato nello storico jazz club newyorkese nell'aprile del 2015, le sette tracce fotografano una musica che sa essere insieme viva, pulsante, seducente e soprattutto fresca.
Sono diversi gli aspetti interessanti; tra questi la sinergia, o se si preferisce l'interplay, gioca un ruolo fondamentale nel plasmare il sound, nell'infondere spessore alla musica che questo meraviglioso quartetto esprime. Che si tratti di medium fast come "New Spring" o di una quasi immateriale ballad come "Loveward," la sostanza non cambia: ogni voce trova la sua collocazione perfetta in rapporto alle dinamiche dialettiche d'insieme. "Premutation," brano costruito su una linea di basso ripetuta—con i suoi cambi di tempo, gli accelerando, i rallentando, i dialoghi d'insieme, i momenti in solo, in duo e in trio, le parti libere -rappresenta in qualche modo l'essenza dell'intero progetto: tutto è perfettamente inserito in una visione collettiva; i vari moods giungono puntuali a definire immagini sonore efficaci e cangianti. La vocazione alla costruzione di architetture sonore modulari si fa ancor più evidente in "I Hear a Rhapsody," brano in cui l'afflato poetico dell'intero ensemble raggiunge l'apice nella parte finale: qui l'incisiva voce del sassofono tenore di Donny McCaslin funge da richiamo guida, orienta le dinamiche d'insieme definendo simultaneamente sia la cornice che l'immagine rappresentata all'interno.
La robustezza di questo progetto consiste nell'organizzazione sapiente della materia; gli ordinari paradigmi mainstream, che qui vengono riformulati creativamente in modo da dare a idee note una nuova consistenza, permettono alla musica del quartetto di dotarsi di una personalissima identità. L'operazione assume rilevanza estetica grazie soprattutto alla perfetta affinità tra i membri del gruppo.
Lo slancio, vivo e misurato insieme, abbinato alla coerente scorrevolezza melodiosa del fraseggio, predispongono il pianismo di Enrico Pieranunzi a fondersi amabilmente con il timbro caloroso dell'eccellente McCaslin, il quale sa sintetizzare -in una personalissima e ampia miscela di influenze -efficaci effetti che disvelano, in un unicum espressivo, potente pulsazione ritmica, carezzevole vibrato, un fluido e avvincente legato e una fervente vocalità. La contenuta e coinvolgente allegria percussiva del bravissimo batterista Clarence Penn, che arricchisce di precisi contrappunti e abbellimenti ritmici convenienti e sempre in forma discreta lo spazio sonoro, ben si stabilizza con il suono marcato e sciolto di Scott Colley al contrabbasso.
Nell'insieme, questi quattro musicisti realizzano un album sempre perfettamente controllato ma anche estremamente disinibito, fresco ed elegantemente attraente.
Track Listing: Amsterdam Avenue; New Spring; Out of the Void; Permutation; Loveward; I Hear a Rhapsody; The Waver.
Personnel: Enrico Pieranunzi: piano; Donny McCaslin: sax (tenore); Scott Colley: contrabbasso; Clarence Penn: batteria.
Year Released: 2017 | Record Label: CAM Jazz | Style: Modern Jazz
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10/04/2017 - Luigi Sforza - All About JAZZ
Da Charlie Parker a Bruno Canino, da Chet Baker a Domenico Scarlatti, passando per George Gershwin e la musica folklorica romana. In occasione di un suo recente progetto dedicato alla figura di Gershwin, abbiamo avuto il piacere di incontrare Enrico Pieranunzi per una lunga e stimolante chiacchierata, ripercorrendo insieme la sua carriera ultra- quarantennale.
"We’ve worked in a quartet and it’s great but with just voice and piano there’s freedom to create a real dialogue and be completely spontaneous, to see where we can take the songs and the audience.”
Suo padre ascoltava lo swing, i compagni di scuola preferivano il rock. Lui scelse il blues. Tanto per battere una strada tutta sua.
CLASSIC JAZZ SETTEMBRE 2016 Michele Ariodante
...Pieranunzi improvvisa sui pezzi suonati da Canino. «E improvvisa sul serio, non fa finta - spiega quest'ultimo - i suoi interventi sono diversi ogni volta.
N.B. L’INTERVISTA HA LUOGO AD ARANJUEZ, NEL 1750
E.P. Buenos dias, Maestro Scarlatti...
D.S. Escarlati, Senor, si no le importa.
E.P. Escarlati?...
Eminent in Europe where he has long been highly regarded as an outstanding soloist, collaborator, improviser, arranger and composer, pianist Enrico Pieranunzi hasn’t performed all that often in the United States. Luckily for New Yorkers, Pieranunzi will share two of his musical identities in ambitious concerts this month at Merkin Concert Hall.
“Now, there are no borders between classical and jazz.”
Il musicista presenta stasera alle Vie Nuove il nuovo lavoro «Wandering» e si racconta.
Piano solo per il ritorno di Enrico Pieranunzì, dopo due anni, al Pinocchio Jazz. Il maestro (Roma, 1949), conosciuto e acclamato a livello internazionale, presenta Wandering, ultimo album all´ attivo dopo una serie di progetti, un disco omaggio a Scarlatti e uno "latin", assolutamente da avere nella propria teca. Lo abbiamo raggiunto in albergo a Genova, dove ha suonato ieri, prima di recarsi oggj nel capoluogo toscano.
Cosa significa «Wandering»?
«Vagabondare. Nel disco ci sono due tipi di pezzi: uno completamente improvvisato, l´altro strutturato e composto quasi in forma canzone».
Ho avuto il privilegio e il piacere di intervistare Enrico Pieranunzi.
Di fronte ad un musicista così importante, che ha fatto del pianoforte il mezzo attraverso cui esprimersi, mi sono chiesta cosa veramente volevo sapere, quali insegnamenti e quali segreti potevano essere carpiti attraverso delle semplici domande. Alla fine ho semplicemente lasciato che il Maestro esprimesse la sua idea di musica e il suo indissolubile rapporto con il pianoforte. Rigore, fantasia, disciplina, studio e creatività: c´è tutto questo e molto altro nelle parole di Pieranunzi, c´è l´essenza stessa del pensare e fare musica.
Estamos en una furgoneta azul camino de Salamanca, donde Enrico Pieranunzi, en solitario, protagonizará el primero de los cuatro conciertos del ciclo Dias de Jazz, en el marco del festival universitario Cultura en Curso.Una revisión de lo que hay escrito sobre usted basta para percibir con claridad que existe un lugar común bastante extendido sobre su música, que afirma que es usted algo así como el Bill Evans europeo, o en cualquier caso un pianista influenciado por Evans de manera muy determinante. ¡Claro! Al principio, Bill Evans fue una de las influencias, una entre muchas, y no sólo de pianistas: Chet Baker, Art Blakey, Charlie Parker, Lee Morgan...y también claro: Bud Powell, Horace Silver, Oscar Peterson. Y sí, entonces hubo un periodo en el que realmente me centré en Evans, a mediados de los ochenta.
Cosa rappresenta questo progetto all´interno della sua personale esperienza di pianista e di musicista?
Una tappa importante e da molto tempo cercata.
Ho sempre coltivato il piano classico parallelamente al jazz, due strade che in pubblico ho però tenuto a lungo separate. Ora, grazie a Scarlatti, sono riuscito a fondere in un unico discorso le due vie che hanno sempre caratterizzato la mia vita musicale.
Perché proprio Scarlatti?
A gennaio di quest'anno, presso la Sala Botticelli (Capurso, Rassegna Multiculturita), si è tenuto un concerto di Enrico Pieranunzi in duo con Rosario Giuliani. Abbiamo incontrato Pieranunzi prima del concerto. Cosa pensa del jazz in senso didattico?