“Pieranunzi e Scarlatti: il più bel tentativo di legare jazz e musica colta”
di Renato Magni
L’Eco di Bergamo, 21 marzo 2011
(...) E’ giunta l'ora dei primi bilanci artistici, che danno per protagonista certo l'italiano Enrico Pieranunzi.
Il suo ScarlattI è probabilmente il più riuscito e bello tra i molti tentativi di mettere in relazione l'improvvisazione con i repertori della cosiddetta musica colta. Difficile non pensare a Uri Caine, al Modern Jazz Quartet e a Jacques Loussier. Pure quanto ascoltato sabato sera è parso magistrale da tutti i punti di vista. L'integrazione tra testo e arte performativa è stata tale da rendere il confine labile. Ma Il vero merito di questo musicista italiano è quello di essere riuscito a evitare di ridurre i due sistemi creativi, composizione e improvvisazione, estranei l'uno all'altro. In altre parole, suonare con swing e walking bass jazzistico melodie barocche o, viceversa, imprvvisare scimmiottando il contrappunto.
Per far questo occorre padronanza, sia tecnica che stilistica, e una visione coraggiosa del repertorio classico. Qualcuno in anni passati evocò, per la musica classica la capacità di guardare con nuova creatività ai testi lasciati dalla tradizione, sfidandone la loro ieratica (e discutibile) staticità. Tocca probabilmente al jazz rompere questo diaframma e il lavoro di Pieranunzi si pone come esito felicemente raggiunto. Al punto di prendersi la libertà di far vibrare l'intera platea del festival jazz sul lento e sospirato incedere della Sonata K. 208. (...)