Live conversations

Dado Moroni - Enrico Pieranunzi

Artists
Moroni Dado  piano 
Pieranunzi Enrico  piano

Recorded
Oct 11, 2005

Release date
2006

Record Label
Abeat

1 - Solar [M. Davis] (14’14)
2 - St. Thomas [S. Rollins] (6’11)
3 - Someday my Prince Will Come [F. Churchill] (5’03)
4 - All the Things You Are [Kern/Hammerstein] / What Is This Thing Called Love ? [C. Porter] (19’51)
5 - Autumn Leaves [J. Mercer] (19’16)

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Un grande evento: Dado Moroni ed Enrico Pieranunzi insieme in "live conversations" 
Un incontro storico tra due dei più grandi pianisti che l'Italia abbia mai
proposto sulla scena mondiale. L'incisione, di eccellente qualità audiofila, 
riproduce una serata che ha sconvolto il parterre di appassionati e musicisti
presenti in sala. Straordinario manifesto del jazz Made in Italy. Ricordiamo infatti che nella recentissima manifestazione presso il celebre tempio americano del jazz, il «Birdland " di New York, proprio Dado Moroni ed Enrico Pieranunzi hanno letteralmente esaltato la platea americana. 
Linee di copertina di Franco Cerri. Si tratta della prima pubblicazione ABEAT con la dicitura «signature series» , una nuova collana che Abeat inaugura con l’intenzione di sottolineare il carattere veramente eccezionale della proposta. 
confezione digipack tre ante con foto ed illustrazioni di Roberto Cifarelli ,uno dei fotografi specializzati più apprezzati in ambito nazionale. 
Due forse fra i più titolati pianisti italiani, portacolori assoluti del jazz italiano nel mondo , si sono cimentati in una formula non ancora inflazionata con risultati sorprendenti. Un disco che stupisce per la caratura artistica e che si presta ad una molteplice varietà di ascolti proprio perché denso di riferimenti vari: dalle radici ai vari stili che si sono susseguiti nella storia del jazz alla musica colta contemporanea per approdare ad una incisione in grado di far scaturire emozioni ad ogni passaggio e di proiettare l'ascoltatore in un mondo fantastico Il virtuosismo esemplare , inevitabile al cospetto di tali prodigiosi maestri ,non risulta mai fine a se stesso ma perfettamente bilanciato e mediato da una gioa ed una capacità di comunicare esplosiva. La sapiente vena creativa , frutto di un sincretismo musicale /intellettuale di altissimo livello (ciò che in definitiva ha permesso a questi due "mostri del pianismo" italiano di essere apprezzati nel mondo intero), ha sorretto dall'inizio alla fine gli artisti in una seduta di registrazione che taluni non esitano nel definire "storica".  

  
A great event: Dado Moroni and Enrico Pieranunzi together in "live conversations" by Abeat. 

A meeting that will go into the story. Two of the most fantastic italian pianists in the world.. «Live conversations» has a very excellent audiophile sound The record reproducing a fantastic live session that upsetted many musicians and fans listenins the concert. «Live conversations» represents an extraordinary manifesto of jazz made in Italy. During the last spring( 2006) Dado Moroni and Enrico Pieranunzi plays at Birdland in New York extoling the american pit. 
Live conversations is an Abeat record of extraordinary artistic quality. You can try differents kind of listening and you can hear many differents aspects of music as well as in a kaleidoscopic vision: from traditional to contemporary jazz, from classical european music to the european avant-garde , from soft sound to muscolar and dinamic accellerations.

Reviews

Diversi motivi spingono a ritenere che questo "Live Conversations" sia uno dei meglio riusciti prodotti che artisti italiani di questo calibro abbiano mai saputo offrire al proprio pubblico. E per lo meno fanno intuire che, nell'incontro dal vivo tenutosi all'Università del Melo di Gallarate, due splendidi Moroni e Pieranunzi, con un gesto dotato di straordinaria naturalezza e spontaneità, imprimono un ben chiaro segno, e duraturo, nel percorso delle produzioni del Jazz italiano; al contempo innovano ed alzano il modello, il significato che una situazione "a quattro mani" può assumere se inserita in un discorso espressivo come quello dell'improvvisazione jazzistica. D'altro canto la scelta di lavorare su standards di confermato successo come i sei qui presentati è indicativa di una volontà di indagare e guardare avanti restando però legati alla più florida e genuina tradizione jazzistica, tributandole ancora una volta importanza capitale, ribadendone il valore.

Scopriamo i due in una veste un po' più energica e forte di quella a cui siamo abituati, forse certo a causa del piacere e dell'evidente entusiasmo che caratterizza il reciproco incontro, ma anche più schiettamente per la mancanza di strumenti ritmici o solisti; un contesto cioè dove il piano è in diritto – ma altresì in dovere – di sfruttare tutta la propria gamma timbrica, di esasperarla e sforzarla. L'approccio agli strumenti infatti è molto fisico, travolgente, e spiazza l'ascoltatore con frequenti sferzate di suoni che si combinano fra loro, mescolando il fraseggio libero dell'uno allo sfondo e alle strutture armoniche dell'altro. In altri momenti però la musica si fa più libera e l'atmosfera rilassata. E' su questi due estremi che i nostri giocano, mantenendo un struttura sottesa determinata proprio da alternanze fra presenza fisica, nervosa, di gesto e movimenti sulle tastiere, e fra passaggi fluidi ed estremamente melodici. Si capisce da un tale tipo di strutturazione, evidentemente non prestabilita quanto piuttosto dovuta all'emotività del momento, come il lavoro sia dominato in tutto e per tutto dalla capacità improvvisativa e creativa dei musicisti. Da questa base difatti i due pianisti sviluppano inarrestabili idee, suggerimenti, spunti che indagano spesso prima individualmente e poi scambiano fra loro, attraverso serrati dialoghi (o appunto "conversazioni") con cui rimaneggiano e rimpastano l'idea originale. Eloquente esempio di questo modo di lavorare è in particolare il primo brano, uno stravolto "Solar". Il tema, come per tutto il resto del disco, appare solo un giocoso pretesto, giusto un punto di partenza di cui, sembrano dire le due voci, in realtà non c'è un bisogno costitutivo. Viene da sorridere durante l'ascolto, proprio a causa di questa rielaborazione estrema, che da un lato riafferma per l'ennesima volta la perpetuità di alcuni standard, dall'altro ne sancisce l'utilizzo come pura materia prima da modellare a proprio gusto sotto qualunque forma, arrivando a risultati quasi parossistici, nel gran finale dell'esecuzione del concerto. L'ultimo lungo brano ("Autumn Leaves") subisce eccezionali mutazioni, arrivando a comprendere in sé l'ellingtoniana "Caravan" o il blues carismatico di "Blue Monk", omaggi a due voci immortali del pianoforte jazz.

Altre volte il riferimento al brano originale è più stretto e rispettato, ma avviene una curiosa alterazione melodica; il tema viene sforzato, stonato e trasposto in continuazione. Il risultato, molto divertente è "St. Thomas", peraltro uno dei momenti più dinamici e travolgenti del disco.

Semplicemente stupendo e di alto livello lirico è poi il lungo brano che include "All the things you are" e "What is this thing called love".

Chi aveva già ascoltato Moroni o Pieranunzi non troverà particolari scarti stilistici nella voce dell'uno o dell'altro rispetto alle produzioni passate: non è su questo che puntano l'attenzione i due pianisti, quanto piuttosto sulla possibilità di costruire attraverso un faccia a faccia un continuo dialogo. "Live Conversations" quindi non si presta tanto ad un ascolto analitico e sezionato (nonostante le due voci siano state isolate sui due canali per permetterne la leggibilità individuale), quanto invece ad una esperienza ludica, squisitamente formativa tanto per il musicista che per l'ascoltatore, in cui è piacevole immergersi e lasciarsi condurre, fare il gioco di chi suona.

Chi non ha avuto la fortuna di ascoltare dal vivo gli sviluppi di tanta creatività al concerto dell'Università del Melo – ma altresì chi questa fortuna l'ha avuta – non dovrebbe perdere l'occasione di ascoltare questo splendido capitolo della carriera di due pianisti che, negli ultimi anni, si stanno affermando come voci principali e conduttrici nel panorama jazzistico italiano e che confermano ancora una volta un talento ed una creatività di altissimo livello.

21/11/2007   Jazzitalia   Achille Zoni